Il labirinto lo costruisce la paura di essere giudicati R. Andrés
Con fobia sociale, o disturbo d’ansia sociale, si indica una condizione di intensa paura e ansia clinicamente significative riguardo a una o più situazioni sociali in cui l’individuo si trova a essere esposto all’osservazione e al possibile giudizio da parte degli altri.
Ciò che la persona teme è dire o fare qualcosa per cui verrà giudicata negativamente, criticata, rifiutata o derisa.
La paura del giudizio altrui rende complicata e a volte insostenibile la vita sociale, lavorativa, affettiva e relazionale dell’individuo. Si tratta di un circolo vizioso che conduce via via all’evitamento di tutte le situazioni temute, con significative ripercussioni sulla vita della persona.
Argomenti
Cosa scatena l’ansia

Le situazioni più temute sono, in genere, quelle in cui la persona è costretta a esporsi al possibile giudizio delle persone. Tra le più frequenti troviamo:
- iniziare o partecipare a una conversazione;
- fare un discorso pubblico;
- fare un colloquio di lavoro;
- entrare in un luogo pubblico (locali, sale d’aspetto, negozi);
- esprimere le proprie opinioni;
- trovarsi al centro dell’attenzione;
- parlare con autorità o persone in posizione gerarchica superiore;
- mangiare e bere in presenza di altre persone, specialmente se si è da soli;
- incrociare lo sguardo degli altri;
- conoscere persone nuove;
- incontrare persone da cui si è attratti;
- sostenere conversazioni telefoniche.
Sintomatologia
Il sintomo primario e più evidente è l’ansia, un’ansia fortissima che si manifesta sia al momento dell’esposizione sia prima, sotto forma di ansia anticipatoria, che può iniziare anche molto prima dell’evento e condizionare a lungo la vita della persona.
In genere chi soffre di questo tipo di disturbo manifesta marcati segnali di disagio, come ad esempio palpitazioni, sudorazione, rossore in viso, balbettio, sensazione di soffocamento o di nodo alla gola e stati d’angoscia e ansia intollerabili che portano la persona ad affrontare le situazioni temute con immensa fatica e malessere.
Possono anche manifestarsi sintomi psicosomatici come mal di pancia, mal di testa, tachicardia. In alcuni casi l’ansia è talmente elevata da scatenare veri e propri attacchi di panico.

Secondo l’ottica strategica, c’è un meccanismo preciso alla base della fobia sociale, una dinamica ridondante che costruisce e poi consolida sempre di più tale disturbo.
Si tratta di un circolo vizioso che ne è origine e rinforzo costante: il ripetersi di una serie di tentate soluzioni che, invece di funzionare e risolvere il problema, lo mantengono e lo incrementano, fino a renderlo totalmente pervasivo.
La persona, senza rendersene conto, contribuisce a costruire la realtà che poi subisce.
Tra le tentate soluzioni disfunzionali messe in atto da chi manifesta fobia sociale, le principali sono:
- Evitamento delle situazioni temute
Questa soluzione sembra apparentemente efficace, poiché offre un momentaneo sollievo, ma dopo ogni evitamento aumentano lo stato di malessere e la percezione di debolezza e incapacità. Questo perché ogni volta che si evita o si rinuncia a qualcosa per paura, la percezione di minaccia o pericolosità attribuita a quella specifica cosa aumenta sempre di più. In questo modo, la persona si sente sempre meno in grado di fare fronte a ciò che teme: dopo ogni evitamento, dopo ogni rinuncia, via via le situazioni, i luoghi, le attività evitate diventano sempre di più, fino a non vivere più la propria vita.
- Ritiro o isolamento sociale, spesso come deriva finale dei continui evitamenti;
- Rimuginazione, continuo ripensare a situazioni passate, errori e fallimenti;
- Ricerca di rassicurazioni o conferme
La ricerca costante di rassicurazioni e conferme da parte degli altri è un tentativo di richiesta di aiuto e di rinforzo personale. Purtroppo tali conferme non servono e non bastano mai, ma anzi confermano ogni volta di più alla persona la sua debolezza e incapacità;
- Mettersi in una posizione di difesa o attaccare in anticipo
La convinzione che gli altri stiano deridendo o giudicando negativamente porta spesso la persona a comportarsi di conseguenza, ma sono proprio i suoi comportamenti aggressivi o scostanti che spesso suscitano poi negli altri esattamente la reazione temuta (la cosiddetta profezia che si autoavvera).

Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essaN. Mandela
Un professionista che lavora attraverso il modello della Terapia breve strategica affronta e tratta la fobia sociale con un protocollo specifico, efficace, flessibile e personalizzato, finalizzato ad aiutare la persona a uscire rapidamente dal circolo vizioso patogeno.
Dal punto di vista strategico un intervento efficace per la fobia sociale è basato sul cambiamento della percezione della realtà minacciosa. Infatti, se si interviene ad un livello unicamente sintomatico c’è un alto rischio di ricadute.
Al cambiamento della percezione segue, col tempo, il cambiamento delle reazioni. Solo in una fase successiva si giunge alla consapevolezza, quando la persona, finalmente “libera” dal dolore causato dal disturbo, è in grado di riconoscere le capacità e le risorse che è stata in grado di utilizzare.
L’approccio strategico focalizza l’attenzione su come il problema funziona, su cosa lo mantiene nel presente e su quali strategie disfunzionali (le “tentate soluzioni”) vengono messe in atto dalla persona e dal sistema in cui vive per affrontarlo.
Il terapeuta valuta ciò che viene fatto dalla persona e dal sistema intorno a lei e agisce, con interventi mirati in seduta e con indicazioni di comportamenti da mettere in atto a casa nel periodo tra una seduta e l’altra, con l’obiettivo di ottenere obiettivi diversi:
- conservare e rinforzare quanto già funziona;
- capovolgere quando possibile le tentate soluzioni disfunzionali rendendole funzionali;
- bloccare ciò che non funziona;
- costruire insieme alla persona soluzioni nuove e maggiormente funzionali.
La persona viene guidata a costruire le abilità e le capacità individuali che le permetteranno di gestire il problema per superarlo efficacemente e definitivamente. L’obiettivo finale è quello di portare gradatamente all’acquisizione dell’autonomia e della capacità di affrontare e gestire in maniera più elastica e funzionale la realtà.
Dott.ssa Adriana Serra – psicologa specializzata in psicoterapia breve strategica