Domande frequenti
Qual è la differenza tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?
Lo psicologo è un professionista la cui professione è regolamentata dalla Legge 56/89.
Lo psicologo ha una formazione universitaria di 5 anni (3+2), cui segue un tirocinio professionalizzante di un anno e il superamento dell’Esame di Stato per l’abilitazione alla professione, che permette l’iscrizione all’Ordine degli psicologi, un organo che tutela i pazienti da abusivismi e condotte non deontologiche.
La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.
A livello operativo, lo psicologo si occupa degli aspetti di prevenzione, diagnosi e cura, di consulenza e sostegno, di attività di formazione.
Lo psicoterapeuta è un professionista, la cui attività è regolamentata dall’articolo 3 della legge 56/89, che consegue una specializzazione post-laurea in psicoterapia, della durata di 4 anni, presso una scuola di specializzazione pubblica o privata riconosciuta dal MIUR. A tali scuole possono accedere solo i laureati in psicologia o medicina iscritti ai rispettivi Albi professionali.
Soltanto lo psicoterapeuta è abilitato all’esercizio della psicoterapia.
Lo psichiatra è un professionista laureato in medicina e chirurgia che ha svolto una specializzazione post-laurea in psichiatria, quindi può prescrivere e gestire una terapia farmacologica e richiedere e valutare esami clinici.
La prestazione psicologica è detraibile?
Sì, le spese sostenute per le prestazioni psicologiche, purché appositamente documentate, possono essere portate in detrazione, senza che vi sia obbligo di prescrizione da parte del proprio medico. La fattura rilasciata dallo psicologo è detraibile, al pari di altre spese sanitarie: il professionista deve rilasciare apposita fattura attestante l’importo della sua tariffa, i suoi dati fiscali e quelli di iscrizione all’Albo degli psicologi. Si tratta di spese esenti da IVA in quanto sanitarie, e le fatture di importo superiore a € 77,47 devono recare anche una marca da bollo da € 2.
Quanto dura un percorso psicologico?
L’intervento proposto è focalizzato al raggiungimento dell’obiettivo e basato su tecniche e strategie fortemente pragmatiche e orientate alla risoluzione del problema, per cui è solitamente breve.
Si tratta di percorsi che nella maggior parte dei casi si concludono entro le 20 sedute, e già entro le prime 10 in genere la persona raggiunge un importante miglioramento, uno sblocco del problema e sperimenta un cambiamento significativo. Entro le 20 sedute, solitamente, si arriva a consolidare il nuovo equilibrio raggiunto: la persona ha la possibilità di sperimentare le cose acquisite in terapia, metterle in pratica e costruire un modo nuovo di percepire e reagire alla realtà, un equilibrio più soddisfacente, elastico e funzionale.
Naturalmente la durata del trattamento non può essere definita a priori, perché dipende da tanti fattori, tra i quali l’impegno che la persona mette nel percorso, le caratteristiche del problema da risolvere e le specificità dell’obiettivo che la persona vuole raggiungere.
Ci sono situazioni in cui possono servire un numero minore di sedute, oppure un numero maggiore: impegno del professionista è assicurarsi di svolgere il proprio lavoro nella maniera più efficace ed efficiente possibile, sempre con il focus sul raggiungimento dell’obiettivo.
Che cadenza hanno gli incontri?
La frequenza è in genere di una seduta a settimana o ogni due settimane fino allo sblocco del sintomo, del problema. Questo per assicurare il sostegno e la supervisione necessari nelle prime fasi di terapia, perché la persona si senta seguita e sostenuta nel percorso, e anche perché le tecniche e le strategie prescritte come comportamento da mettere in atto tra una seduta e l’altra hanno bisogno di essere costantemente valutate e aggiornate.
In una seconda fase, quando la persona ha acquisito nuove strategie più funzionali e c’è bisogno di tempo per metterle in pratica, consolidarle e farle diventare abitudine e nuovo stile di vita, in genere si va a distanziare sempre di più lo spazio tra le sedute. Questo perché in questa fase è necessario costruire e consolidare nella persona un nuovo equilibrio non patologico basato sulle sue caratteristiche e le sue risorse, rinforzate e sbloccate dal precedente intervento terapeutico, così che diventi gradualmente più autonoma e capace di integrare i risultati ottenuti nella sua vita.
Sono previsti follow-up a 3 mesi, a 6 mesi e in alcune occasioni fino ad un anno, per seguire la persona nel suo percorso di autonomia con la garanzia di un sostegno al momento di un eventuale bisogno.
Le ragioni per cui la cadenza delle sedute è così distanziata rispetto ad altre psicoterapie sono principalmente due: dare il tempo necessario alle prescrizioni di fare il loro effetto e dare la possibilità alle risorse scoperte e a quelle ritrovate di consolidarsi nel tempo, ovvero dare il tempo alla persona di imparare a “camminare con le proprie gambe”.
Naturalmente, c’è la massima flessibilità a seconda delle esigenze personali.
Quanto dura una seduta?
La durata di una seduta è molto variabile a seconda della fase del trattamento in cui si trova la persona e del tipo di problema che porta. Può variare, in genere, da 40 minuti a 1 ora.
La terapia familiare e la terapia indiretta possono talvolta richiedere tempi più lunghi e prolungarsi fino a un’ora e mezza.
Quello che è importante è raggiungere ogni volta l’obiettivo che il professionista si prefigge di ottenere in quello specifico incontro, avendo chiaro il percorso da fare per portare la persona a raggiungere il suo personale obiettivo, definito insieme.
Come si svolge ogni seduta? Come si svolge l’intervento?
Fin dal primo incontro, dopo aver chiarito quale sofferenza, quale problema porta la persona, si definisce insieme qual è l’obiettivo da raggiungere.
Poi, sempre dal primo incontro e per i successivi, si iniziano ad identificare i blocchi, i comportamenti e le emozioni che tengono in vita il problema e che creano disagio e sofferenza, e si
comincia a lavorare per scardinarli attraverso suggestioni date in seduta e indicazioni pratiche da eseguire tra una seduta e l’altra: può trattarsi di fare qualcosa o di evitare di fare qualcosa; posso chiedere di pensare determinati pensieri o di seguire determinate regole; posso suggerire trucchi e stratagemmi per gestire situazioni e relazioni in maniera più funzionale.
La persona è assolutamente coinvolta in prima persona nel processo di cambiamento e deve partecipare attivamente alla risoluzione del problema.
La terapia prosegue per tappe, con aggiustamenti continui e continue evoluzioni delle strategie a seconda del punto cui si è giunti, fino alla risoluzione del problema e al raggiungimento, da parte della persona, di un nuovo equilibrio più funzionale “oltre il problema”, con le nuove risorse acquisite, con modalità più elastiche e funzionali di percepire la realtà e di reagire ad essa, con un bagaglio di nuovi strumenti a disposizione.
Alla fine del percorso la persona ha piena consapevolezza di come funzionava il suo problema e di come sia stato possibile affrontarlo e vincerlo grazie ad un’attivazione guidata delle sue risorse personali.
Sono previste sedute di follow-up a 3 mesi, 6 mesi e talvolta anche a 1 anno per seguire la persona nel suo percorso di autonomia, fino a quando siamo entrambi sicuri che riesce perfettamente a “camminare con le sue gambe”.
Dove si svolge l’attività professionale?
Ricevo nel mio studio di Campi Bisenzio (FI), in via P.P Pasolini, 18 (presso lo studio Chiarelli, situato all’interno della piccola galleria commerciale).
Resto a disposizione ai miei contatti per valutare insieme alla persona eventuali soluzioni diverse, legate ad esigenze specifiche.
Per quali tipi di problemi e disturbi è indicato l’intervento proposto?
L’intervento psicologico proposto è indicato per tutti i tipi di disturbi e di problemi della persona, della coppia e della famiglia sui quali è possibile lavorare per obiettivi.
In particolare, per quanto riguarda i disturbi psicologici è particolarmente indicato per fobie, ansia eccessiva o generalizzata, attacchi di panico, ossessioni e disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi sessuali, disturbo post traumatico da stress, ipocondria, dismorfofobia, paranoia e manie di persecuzione, depressione.
Inoltre, è possibile intervenire sulle difficoltà nella sfera personale e relazionale, come ad esempio momenti di difficoltà o di crisi personale, insicurezza, difficoltà nel compiere una scelta, momenti di passaggio, blocco della performance, “mal d’amore”, gestione dei conflitti, adattamento allo stress, gestione della rabbia, difficoltà a perseguire i propri obiettivi, con l’obiettivo di superare la difficoltà e trovare soluzioni funzionali, trasformando i limiti in risorse e aumentando la fiducia nelle capacità personali.
Un altro ambito in cui è possibile intervenire in maniera assolutamente efficiente è quello del sostegno alla genitorialità, per aiutare i genitori ad affrontare e gestire situazioni di disagio, di disturbo psicologico o di blocco dei propri figli attraverso: la costruzione di dinamiche educative e relazionali più funzionali; il sostegno alla cura e all’accudimento attraverso il monitoraggio e la guida attiva delle funzioni genitoriali; la definizione di modelli educativi e relazionali maggiormente efficienti; la promozione dell’autoefficacia genitoriale.
Una possibilità assolutamente funzionale a molte situazioni è quella offerta dalla terapia indiretta, ossia lavorare con i familiari, i genitori o il partner in tutte le occasioni in cui la persona che presenta il disturbo non vuole o non può partecipare alle sedute in prima persona.
È possibile lavorare sui principali disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, quali disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo oppositivo-provocatorio, mutismo, ansia sociale e disturbo da isolamento, ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività), paure e fobie, problematiche legate allo studio. In questi casi, si lavora indirettamente attraverso i genitori, individuando insieme tecniche e strategie in grado di modificare la situazione problematica senza portare il bambino in terapia. Questo, per evitare che i genitori stessi possano perdere il proprio ruolo e l’autorevolezza, ed anche per non coinvolgere il bambino in una psicoterapia col rischio che si percepisca sbagliato, problematico, malato o diverso.
Un altro ambito di intervento è quello relativo ai problemi di coppia, quali crisi di coppia, difficoltà relazionali e di comunicazione, costanti litigi, gelosia estrema o patologica.
Si rimanda alle sezioni specifiche per una trattazione più dettagliata.
L’intervento proposto è indicato solo per il trattamento di disturbi psicologici?
Assolutamente no. L’intervento psicologico proposto è indicato per tutte quelle condizioni che limitano la persona (la coppia, la famiglia), creano sofferenza, preoccupazione, agitazione.
Ad esempio, è possibile intervenire sulle difficoltà nella sfera personale e relazionale, come ad esempio momenti di difficoltà o di crisi personale, insicurezza, difficoltà nel compiere una scelta, momenti di passaggio, blocco della performance, “mal d’amore”, gestione dei conflitti, adattamento allo stress, gestione della rabbia, difficoltà a perseguire i propri obiettivi, con l’obiettivo di superare la difficoltà e trovare soluzioni funzionali, trasformando i limiti in risorse e aumentando la fiducia nelle capacità personali.
Un altro ambito in cui è possibile intervenire in maniera assolutamente efficiente è quello del sostegno alla genitorialità, per aiutare i genitori ad aiutare nel modo migliore i propri figli attraverso: la costruzione di dinamiche educative e relazionali più funzionali; il sostegno alla cura e all’accudimento attraverso il monitoraggio e la guida attiva delle funzioni genitoriali; la definizione di modelli educativi e relazionali maggiormente efficienti; la promozione dell’autoefficacia genitoriale.
Un altro ambito di intervento è quello relativo ai problemi di coppia, quali crisi di coppia, difficoltà relazionali e di comunicazione, costanti litigi, gelosia estrema o patologica.
Si rimanda alle sezioni specifiche per una trattazione più dettagliata.
L’intervento psicologico fornito dà risultati che durano nel tempo?
Le ricerche effettuate sui follow-up (1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 1 anno) mostrano che il cambiamento ottenuto permane nel tempo. Lo scopo dell’intervento non è solo l’eliminazione del sintomo, ma il passaggio da un sistema rigido e disfunzionale ad uno maggiormente funzionale ed elastico, che permetta alla persona di gestire in maniera più efficace la propria vita, di esprimere le sue potenzialità e di costruire un nuovo equilibrio funzionale e soddisfacente.
Se il percorso viene portato avanti in maniera corretta e fino in fondo non ci sono pericoli di spostamento del sintomo, e le ricadute sono rare e in genere del tutto recuperabili.
Sono già in trattamento presso un altro specialista, posso iniziare un percorso?
Certamente, non ci sono problemi né controindicazioni, si può lavorare trasversalmente ad altri percorsi terapeutici.
Ci sono possibilità di intervento su bambini?
Certamente, è possibile lavorare sui principali disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza, quali disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo oppositivo-provocatorio, mutismo, ansia sociale e disturbo da isolamento, ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività), paure e fobie, disturbi del sonno, enuresi notturna.
In questi casi, si lavora indirettamente attraverso i genitori, individuando tecniche e strategie in grado di modificare la situazione problematica senza portare il bambino in terapia. Questo, per evitare che i genitori stessi possano perdere il proprio ruolo e l’autorevolezza, ed anche per non coinvolgere il bambino in una psicoterapia col rischio che si percepisca sbagliato, problematico, malato o diverso.
Si rimanda alle sezioni specifiche per una trattazione più specifica riguardo ai disturbi dell’infanzia e dell’adolescenza e al sostegno alla genitorialità.
Come posso essere sicuro/a della professionalità e del riconoscimento ufficiale di uno psicologo?
Il cliente ha il diritto di chiedere al professionista i documenti che attestano l’autorizzazione a svolgere l’attività, nonché informazioni sulla sua formazione specialistica. Inoltre si può rivolgere all’Ordine degli psicologi della regione di appartenenza del professionista, che pubblica – anche su internet – nominativi, recapiti, eventuale autorizzazione alla psicoterapia e altri dati di tutti gli iscritti.
Come posso prendere un appuntamento?
È possibile fissare un appuntamento contattandomi al 333 4353561 (se non dovessi rispondere o dovessi attaccare molto probabilmente sono in seduta: sarà mia cura richiamare appena possibile), oppure compilando questo modulo.
Contattami
Usa il modulo qui sotto per inviarmi un'email.